L I R I C H E

4.5.10

Concepimento














Di questo spasimo
conosco il tono,
del concepire
quasi la percezione
urla un dolce presenza.

Mi inchino presto
al cospetto delle doglie,
delicatamente alla fatica
acconsento di muovere
nelle perle di sale le parti.

Con premura e grazia
l'atto mi scopre,
il cordone
di illusioni
e fiacchi accessori
recido.

Il cuore allatto poi
di coerenze costanti,
e nel prato del mio ventre
spontaneo odo germogliare
qualcosa.

Dal mio nulla,
non di più,
sento giungere
il mio dolce esserci.

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