L I R I C H E

3.5.10

Risveglio















Nell'estrema dimora del mio sangue,
nei ricami di pazienza
che consumano i ricordi,
così senza imitazione,
tra creazione e distruzione,
senza illusione ma con mistero,
con la luce che spalanca gli occhi,
un sorriso nuovo lascio
attorcigliarmi le labbra.

Alla passione, amica mia,
cui la buona fortuna
del vento mi spinge,
l'impossibile muto
e spero in sogno terno,
di questo andare
nell'insolito alloggio
cura mi imprimo.

Forse l'amore, unica certezza,
immanente e trascendente
sento tutt'intorno ancorarsi,
così identica nel limbo,
così limpida e futura,
con il sapore della morte tra le cosce,
vivo.

Conosco l'ermetica forza,
come la potenza del vulcano,
come la perserveranza di una formica,
come le stelle che attorcigliano la vita,
come l'odore del mare
che si beve l'infinito tramonto,
ora abito l'intimo silenzio.

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