L I R I C H E

4.5.10

Ombre










Sotto l'occhio timido del calar del sole,
sosto con l'ineffabile ombra.
Inesorabilmente resto,
nuda con me,
con il canto in gola
che passa attraverso le valli,
con pelle muta e dita in cerca di accordi.

Solo un suono,
una voce,
Per tagliare ancora
le montagne del destino,
per gli occhi che vogliono
vedere il sole.

Dal corpo,
un urlo, ingenuo,
tradisce.

Non è il dubbio
che ottenebra le forme,
non sono albero robusto
che s'innalza al cielo,
ne di terra profumata
che vive nei campi umidi,
ma di speranza nutrita
nell'ultimo tramonto,
dalla libertà vista in sogno.

La pietra anima
la scintilla del fuoco,
presenze confuse trova,
che provano ad ingemmarsi.
Rimango ancora così.

La notte arriva
buttando la luna sul manto scuro,
mutando colori e forme.
Anche i piedi trovano ora la strada
che di troppa luce
era nascosta.

Incredula, col respiro ancora in aria,
vedo di luce e passione
tutti i giochi del bimbo spoglio,
son carbone ora diamanti,
sono macchie appese al cielo,
sono solo le ombre bizzarre
che al corpo si appiccicano con affetto.

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